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Eyescreen home video, c2001
Abstract/Sommario: TRAMA
Isola di Jersey, al largo delle coste fra l'Inghilterra e la Francia, nel 1945. Grace vive in una grande casa in stile vittoriano fuori dai centri abitati con i figli piccoli Anne e Nicholas, ignari del fatto che il padre è morto in guerra. In una mattina di nebbia tre nuovi domestici si presentano in casa: una coppia di anziani, la signora Mills e il signor Tuttle, e Lydia, una giovane cameriera muta. Grace dice che li stava aspettando, mostra loro la casa e spiega che la regol ...; [Leggi tutto...]
TRAMA
Isola di Jersey, al largo delle coste fra l'Inghilterra e la Francia, nel 1945. Grace vive in una grande casa in stile vittoriano fuori dai centri abitati con i figli piccoli Anne e Nicholas, ignari del fatto che il padre è morto in guerra. In una mattina di nebbia tre nuovi domestici si presentano in casa: una coppia di anziani, la signora Mills e il signor Tuttle, e Lydia, una giovane cameriera muta. Grace dice che li stava aspettando, mostra loro la casa e spiega che la regola principale per vivere lì é quella di non aprire mai una porta prima che sia stata chiusa l'altra: i bambini soffrono infatti di una malattia che provoca allergia alla luce, per cui nella casa regna quasi sempre l'oscurità. Grace scopre che i tre hanno già lavorato lì, anni prima, per un'altra famiglia. Ogni mattina la mamma, rigida e severa, insegna ai figli storie che riguardano il bene e il male, il peccato e la punizione. E i figli reagiscono in modo diverso: Nicholas è debole e riservato, Anne risoluta ed estroversa. Un giorno Anne comincia a raccontare di un altro bambino, Victor, che secondo lei abita in quella casa. All'inizio Grace non le presta attenzione e anzi, di fronte alle insistenze della figlia, la punisce con l'obbligo di leggere la Bibbia a voce alta per alcune ore. Un mese dopo però anche Grace comincia a sentire strani rumori e voci. Sopraffatta dall'ansia, apre per reazione tutti i tendaggi della casa, quindi decide di chiedere consiglio al prete del paese e esce nel giardino denso di nebbia. Dal buio appare Chrles, il padre, che poco dopo riparte per tornare alla guerra. In casa scompaiono le tende. I tre servitori sono morti, Grace ha ucciso i figli e poi sé stessa. Nella casa adesso ci sono alcuni intrusi, i vivi. Una coppia con un bambino piccolo che chiamano Victor chiede informazioni sul possibile acquisto e poi si allontana. Sul cancello che si chiude resta attaccato il cartello "In vendita".
Critica "Bene impacchettato dalla regia del cileno Amenàbar, al primo film hollywoodiano, 'The Others' è una 'ghost story' tagliata su misura per la Kidman, decisissima a mostrate doti di grande attrice in una parte che ricorda quella di Ingrid Bergman in 'Angoscia'. Si può apprezzare la sobrietà della messa in scena, essere grati ad Amenàbar per la parsimonia negli effetti speciali: ma la gratitudine non può spingersi al punto di far scambiare il suo per un bel film. Rispetto ai classici del genere non s'impara nulla di nuovo". (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 2 settembre 2001)
"Film di paura, girato senza sangue né effetti speciali da Alejandro Amenàbar, che si potrebbe definire l'anti Dario Argento, 'The Others' è una variazione su 'Il giro di vite' di Henry James e i film che ne sono derivati, arricchita da un tocco di originalità". (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 2 settembre 2001)
"Il regista Alejandro Amenàbar recupera con abilità certe atmosfere del filone gotico che fiorì a Hollywood soprattutto nel terzo e quarto decennio del secolo scorso. Rispettando le regole del gioco mette al bando gli effetti speciali e anche quelle sottolineature 'trash' che sono una prerogativa di tanti film d'oggi. La sceneggiatura del film 'funziona' e si capisce benissimo come un'attrice che vuole durare nel tempo abbia voluto interpretarla. 'The Others', sia chiaro, è prodotto di puro intrattenimento, Non va oltre la superficie del genere e avrebbe dovuto giustificare maggiormente certi particolari per rendere meno meccanico il finale. Il quale, tuttavia, un certo effetto lo ottiene". (Francesco Bolzoni, 'Avvenire', 2 settembre 2001)
"Peccato non poterne dire di più, perché al di là della suspense il gioco è davvero sottile e profondo. Inoltre, se non fosse per qualche effetto sonoro, potremmo essere in un film di mezzo secolo fa. Ma questa classicità è il segno di una ritrovata fiducia nei mezzi del vero cinema, che non sono, come oggi spesso si crede, solo effetti speciali e fantasia sbrigliata. Giusto un anno fa la Mostra ci intossicò con 'Le vertià nascoste' di Zemeckis, uno dei thriller più inutili e fasulli di questi anni. 'The Others' è un eccellente antidoto". (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 2 settembre 2001).
"Grace, donna severa e ossessionata dalla dannazione eterna, vive con due figli fotosensibili e tre domestici sbucati dal nulla in una casa buia e circondata dalla nebbia. Preghiere, punizioni e incontri ravvicinati con 'gli altri' (attenzione alla differenza tra fantasmi e intrusi!). Amenabar specialista di incubi sovrannaturali, conosce i trucchi del mestiere e sfrutta fino all'osso un'unica buona idea. Ma la Kidman fa davvero urlare. Di paura e di ammirazione". (Paola Piacenza, Io Donna, 8 settembre 2001).
"Nonostante lungaggini che rallentano l'azione e attenuano la tensione, Amenàbar segue le regole canoniche e rende espliciti pregi e limiti della sua operazione. Il suo è, nel bene e nel meno bene, un film di genere. In tempi in cui i generi languono e gli innovatori sono solo degli enfatici copiatori, gli amatori di questo particolare genere non possono che riconoscergli un rispettoso talento". (Goffredo Fofi, 'Panorama', 4 ottobre 2001)
"Avrebbe meritato un premio se non fosse che ai festival, per il conformismo delle giurie, possono vincere solo film da festival, in genere piuttosto noiosi. Forse non perfetto nei meccanismi narrativi come "Il sesto senso", The others aggredisce con tutt'altra ambientazione e stile, lo stesso grande incubo che percorre la nostra società, la sensazione di essere in qualche modo dei morti viventi, ombre umane. La struttura del racconto di fantasmi, come nella grande letteratura di Henry James, serve da occasione per l'indagine psicologica, per viaggiare dentro la mente e i sentimenti di una donna, nella follia di una famiglia." (Curzio Maltese, 'D' di Repubblica, 2 ottobre 2001)
Note - PRESENTATO IN CONCORSO ALLA 58^ MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA (2001).
- LA REVISIONE MINISTERIALE A MAGGIO 2002 HA TOLTO IL DIVIETO DI VISIONE PER I MINORI DI 14 ANNI. - tratto da www.cinematografo.it