Abstract: "Ci sono volte in cui l'assenza di mio padre mi pesa sul petto come se ci stesse seduto sopra un bambino". Così il narratore di questa storia, Nuri el-Alfi, avvia il suo ricordo, e il bambino lì evocato è anche il se stesso di tanti anni prima, un Nuri quattordicenne lasciato a contemplare l'assenza del padre, Kamal Pasha, quando questi viene strappato al suo letto dalla lunga mano del potere di uno stato mediorientale in cui si riconosce l'Iraq degli anni Settanta, per non farvi mai p ...; [Read more...]
"Ci sono volte in cui l'assenza di mio padre mi pesa sul petto come se ci stesse seduto sopra un bambino". Così il narratore di questa storia, Nuri el-Alfi, avvia il suo ricordo, e il bambino lì evocato è anche il se stesso di tanti anni prima, un Nuri quattordicenne lasciato a contemplare l'assenza del padre, Kamal Pasha, quando questi viene strappato al suo letto dalla lunga mano del potere di uno stato mediorientale in cui si riconosce l'Iraq degli anni Settanta, per non farvi mai più ritorno. Kamal è un uomo potente ed enigmatico, misterioso tanto nei suoi coinvolgimenti pubblici con le vicende di stato del suo paese, quanto in quelli privati con i componenti della sua famiglia e del suo entourage; un'ombra incombente, sconosciuta e inconoscibile per il figlioletto bisognoso, dal quale è separato da nuovi abissi di distanza e silenzio dopo la morte della triste consorte. La maledetta notte di dicembre del 1972 in cui suo padre sparisce al mondo, perciò, Nuri già conosce bene il vuoto e l'abbandono, e conosce la colpa, per aver tentato di consolare la propria perdita infantile invaghendosi della più intoccabile delle intoccabili, la giovane matrigna Mona, voluttuosa ventiseienne angloegiziana che polarizza i desideri del padre come del figlio sin da quando fa la sua prima apparizione nell'hotel di Alessandria dove i due trascorrono un periodo di villeggiatura. Sarà Kamal a vincerne il cuore e a sposarla, mentre il piccolo Nuri e la sua bramosia si ritroveranno esiliati in un collegio...
Abstract: È una calda estate di Tripoli del 1979, la Libia è stretta nelle maglie della dittatura militare del colonnello Gheddafi. Il piccolo Suleiman, in vacanza dalla scuola, passa le giornate insieme all'adorata madre ed è ignaro degli avvenimenti che turbano il paese e che ben presto sconvolgeranno la sua vita famigliare. Suo padre è un uomo d'affari sempre in viaggio per il mondo, ed è anche uno dei dissidenti più in vista. Sua madre non va molto d'accordo col marito e spesso si ubriaca di ...; [Read more...]
È una calda estate di Tripoli del 1979, la Libia è stretta nelle maglie della dittatura militare del colonnello Gheddafi. Il piccolo Suleiman, in vacanza dalla scuola, passa le giornate insieme all'adorata madre ed è ignaro degli avvenimenti che turbano il paese e che ben presto sconvolgeranno la sua vita famigliare. Suo padre è un uomo d'affari sempre in viaggio per il mondo, ed è anche uno dei dissidenti più in vista. Sua madre non va molto d'accordo col marito e spesso si ubriaca di nascosto. Un giorno gli agenti del Comitato Rivoluzionario arrestano il padre del suo migliore amico. Anche il padre di Suleiman è costretto a nascondersi. Gli uomini che stazionano davanti casa cominciano a fare strane domande. Il bambino, credendo di salvare la propria famiglia, con ambigua ingenuità, tradisce gli amici, il padre e in definitiva se stesso.
Abstract: Alla National Gallery di Londra, nel 1990, pochi mesi dopo che suo padre Jaballa è stato sequestrato dalla polizia segreta libica e fatto sparire per sempre, un Hisham Matar diciannovenne si avvicina per la prima volta all'arte pittorica senese del tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo secolo, e ne rimane affascinato. È la promessa di un incontro che dovrà attendere a lungo. Solo un quarto di secolo più tardi, estenuato dalla stesura del memoir "Il ritorno", che della sua tragedi ...; [Read more...]
Alla National Gallery di Londra, nel 1990, pochi mesi dopo che suo padre Jaballa è stato sequestrato dalla polizia segreta libica e fatto sparire per sempre, un Hisham Matar diciannovenne si avvicina per la prima volta all'arte pittorica senese del tredicesimo, quattordicesimo e quindicesimo secolo, e ne rimane affascinato. È la promessa di un incontro che dovrà attendere a lungo. Solo un quarto di secolo più tardi, estenuato dalla stesura del memoir "Il ritorno", che della sua tragedia familiare e collettiva racconta, e bisognoso del potere lenitivo dell'arte sulle anime tormentate, Matar decide di presentarsi all'appuntamento preso tanto tempo prima con quella tradizione pittorica, e di partire alla volta di Siena. Qui per un mese intero guarda, cammina, interroga, intesse relazioni. Con i dipinti innanzitutto - la Madonna dei francescani di Duccio di Buoninsegna, espressione di una prospettiva tutta umana; gli affreschi del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti, densi di impegno civile; il Paradiso di Giovanni di Paolo, e la sua sublime promessa di ricongiungimenti amorosi - e poi con le architetture e gli spazi della città, con le sue persone, la sua lingua e la sua storia. Su tutto Matar posa uno sguardo intimo e teso che fa di questa fervida flânerie un incessante incontro con l'altro - tela, scorcio o individuo che sia -, capace di stimolare i sensi e proliferare in altri incontri e storie e riflessioni. Piazza del Campo è lo straordinario «gheriglio» che tutto vede e da cui tutto si vede, a ricordarci l'impossibilità di esistere da soli. Nello sguardo del Davide con la testa di Golia di Caravaggio vi è lo stesso inesaudibile desiderio di vedere con gli occhi dell'altro che accomuna acerrimi nemici e vecchi amanti. L'ombra della Peste Nera del 1348 si proietta sulla cappella del Palazzo Pubblico di Siena come sulla Damasco di Ibn Battuta. Ed è dallo sconosciuto Adam e dalla sua ospitale famiglia giordana che Matar apprende l'esatto funzionamento delle contrade nel Palio. Tela, scorcio e individuo sono cose ugualmente vive e comunicanti, nel viaggio di Hisham Matar, che proprio dalla «convinzione che quanto ci accomuna sia più di quanto ci separa» trae un conquistato sentimento di speranza.
Abstract: Hisham Matar ha diciannove anni quando suo padre Jaballa, fiero oppositore del regime di Muammar Gheddafi, viene sequestrato nel suo appartamento del Cairo, rinchiuso nella famigerata prigione libica di Abu Salim e fatto sparire per sempre. Ventidue anni più tardi il figlio Hisham, che non ha mai smesso di cercarlo, può approfittare dello sprazzo di speranza aperto dalla rivoluzione del febbraio 2011 per fare finalmente ritorno nella terra della sua infanzia felice. Quel viaggio verso ...; [Read more...]
Hisham Matar ha diciannove anni quando suo padre Jaballa, fiero oppositore del regime di Muammar Gheddafi, viene sequestrato nel suo appartamento del Cairo, rinchiuso nella famigerata prigione libica di Abu Salim e fatto sparire per sempre. Ventidue anni più tardi il figlio Hisham, che non ha mai smesso di cercarlo, può approfittare dello sprazzo di speranza aperto dalla rivoluzione del febbraio 2011 per fare finalmente ritorno nella terra della sua infanzia felice. Quel viaggio verso un presente ormai sconosciuto non è che lo spunto per un itinerario storico e affettivo ben più vasto. Visitando i luoghi e incontrando i parenti e gli amici che hanno condiviso con Jaballa decenni di prigionia nel «nobile palazzo» di Abu Salim, Hisham può recuperare un passato che risuona in lui con un'eco mai sopita e ritagliare i contorni di un padre che, in assenza di un corpo, risulta privo di confini. Le tappe del viaggio privato s'intersecano con la storia libica del ventesimo secolo, dalla resistenza all'occupazione italiana al flirt di Gheddafi con l'Inghilterra di Tony Blair. Ma anche all'antro più buio, all'orrore più raccapricciante, segue, in queste pagine, la luce di un dipinto di Manet, la melodia di un alam: la consolazione dell'arte e della bellezza come autentica espressione dell'uomo. E anche quando della speranza di ritrovare un padre vivo «non rimangono che granelli sparsi», lo sguardo di Matar continua a puntare risolutamente in avanti: «Mio padre è morto ed è anche vivo. Non possiedo una grammatica per lui. E nel passato, nel presente e nel futuro. Ho il sospetto che anche coloro che hanno sepolto il proprio padre provino la stessa cosa. Io non sono diverso. Vivo, come tutti viviamo, nell'indomani».